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Smettere di fumare, da soli o in compagnia?

La maggior parte dei fumatori, quando interrogata, dichiara di voler smettere di fumare.

Quasi un terzo ha provato a farlo negli ultimi 12 mesi (in Trentino il 43,6%). In circa l’80% dei casi il tentativo fallisce e solamente un 10% dichiara di essere riuscito a smettere da più di sei mesi. (in Trentino il 13,3%).

Alla luce di questi numeri è evidente che smettere di fumare è più impegnativo di quanto si possa immaginare. Chi prova a smettere per la prima volta può pensare che basti la forza di volontà e la determinazione, ma per quasi tutti una ferrea convinzione non è sufficiente. Per questo chi riprova a smettere cerca di affidarsi a uno strumento, a un metodo o tecniche che lo possano aiutare in quella che, tentativo dopo tentativo, diventa sempre di più un’impresa, una sfida con sé stessi. In questa fase, tipicamente, si prova un po’ di tutto: i libri motivazionali, le sigarette elettroniche, i cerotti, le gomme da masticare, l’agopuntura e molto altro ancora. Questi metodi possono sicuramente aiutare, ma nessuno di loro si è rivelato fino ad ora determinante. L’utilizzo della sigaretta elettronica, per esempio, ha mostrato come solamente il 10,6% dei consumatori ha poi effettivamente smesso di fumare, numeri non dissimili dalla media nazionale generale (indagine DOXA).

Tutte queste strategie, per quanto variegate tra loro, hanno un tratto in comune: si mettono in atto individualmente. Raramente, infatti, i fumatori condividono il loro sforzo per liberarsi dalla dipendenza dal tabacco con altri nella stessa situazione.

Sembra quasi che, per uno strano scherzo del destino, si cominci a fumare in compagnia e si cerchi di smettere completamente soli. In realtà, lasciando da parte il destino, le prime sigarette sono quasi per tutti “sociali”, spesso abbinate a contesti amicali e collegate ad emozioni positive. Mentre il fumatore che considera seriamente di smettere vive con frustrazione e rabbia la sua incapacità di fare a meno della sigaretta. Ha interiorizzato che fumare fa male, ma non riesce ancora a liberarsene. Si crea così quella che in psicologia si chiama dissonanza cognitiva tra il suo atteggiamento e il suo comportamento. Questa incoerenza provoca prima disagio e in seguito spinta all’azione, ponendo le basi per il cambiamento.

È in questa fase che la condivisione con altre persone nella stessa situazione può diventare decisiva. Il gruppo aiuta a universalizzare situazioni che si pensano esclusivamente personali, permette di acquisire nuove informazioni sull’argomento, di apprendere dai comportamenti degli altri membri, di farsi forza a vicenda e di stabilire obiettivi comuni che dipendono dall’impegno collettivo, dove fallimento e successo non sono più individuali.

La forza del gruppo risulta centrale nelle più recenti teorie del cambiamento, sulle quali si basano i modelli e le tecniche attualmente più utilizzati per liberarsi dalle dipendenze. Secondo la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) tentare di smettere di fumare prendendo parte a un percorso di gruppo strutturato migliora sensibilmente le possibilità di successo e l’evitamento delle ricadute successive con percentuali di disassuefazione dal fumo ad 1 anno di circa il 50% .